La verità è che in una separazione, tutti perdiamo qualcosa

Sono nata un po’ di anni fa; non troppi, ma sufficienti per farmi avere una certa esperienza per quanto riguarda le relazioni sentimentali.

Quando ero molto giovane sapevo bene quello che volevo: volevo due figli, come prima una femmina (di cui già a dieci anni sapevo il nome che avrebbe avuto) e come seconda un’altra femmina, per poter avere la coppia di principessine che vedevo nei cartoni Disney. Invece, il destino ha voluto che avessi un maschietto: una notizia che per sei mesi mi ha sconvolto, ma che con il senno di poi considero come una grande felicità e fortuna, per la quale ringrazio ogni giorno. Ho un passato da luna park: un’infanzia da favola, anche se con genitori divorziati, studente eccellente (nessun grattacapo per i genitori), adolescenza per lo più normale, almeno nei primi anni; però un tragico evento di cui fui vittima cambiò quella che era la mia idea di “normalità”.

Uno stupro cambia la vita di tutti, di chi lo subisce e di chi gli sta intorno. Però posso dire che ne sono uscita da sola, senza ignorare i momenti bui, che pure ci furono, non pochi e non per poco tempo. Ma guardando le cose con il senno di poi, posso dire che tutto sommato ne sono uscita senza molti danni.

Quell’evento cambiò i miei rapporti con il resto del mondo: diventai spavalda e senza paura (tanto, ai miei occhi, il peggio era già successo), sfidavo tutto e tutti, e le relazioni, per ovvie ragioni, non erano mai durature. Non per quello però furono meno importanti, perché nonostante il “fatto” ebbi il mio primo ragazzo, e altre poche relazioni che mi aiutarono a risalire a quella superficie che avevo dimenticato. Qualche anno passato a migliorare professionalmente mi aprì le porte ad esperienze all’estero, e ad altre circostanze che portarono a un altro evento tragico, che mi portò a fermarmi e riorganizzare le mie priorità. Forse era arrivato il momento di cambiare le mie abitudini, le mie tradizioni, la mia routine, le mie certezze e conoscenze, il mio mondo, il mio paese, di guardare altrove…… e fu lì che apparve LUI.

Era tutto quello che non avrei voluto, tutto il contrario di quello che avevo sempre cercato, di quello che mi era sempre piaciuto. LUI mi faceva ridere come nessuno mai, e ha saputo riempire quei vuoti che fino a quel momento non sapevo neanche esistessero. Non so se definirmi innamorata, però di sicuro un sentimento vicino all’amore mi aveva scoperto.

I primi anni con lui furono pieni di avventure, esperienze che resero il nostro rapporto una relazione solida e piena di rispetto (per quanto mi riguarda). Nonostante tutta questa felicità, ci sono stati zampini del destino che riflettevano segnali di come era realmente la nostra relazione; ma, come spesso succede, i segnali caddero nel vuoto. Spesso facciamo finta di non vedere e ancora più di non sentire, ignoriamo certe vocine sbagliate, sensazioni che ci fanno percepire l’ignoranza e la mancata maturità… insomma, voltiamo le spalle a quello che prima o poi sarà inevitabile vivere.

Una ragazza, ai miei tempi, nella maggior parte dei casi sognava il matrimonio in abito bianco, alla “Cenerentola”; per anni ci addormentavano con delle favole del genere, oppure ce le mostravano alla TV, imponendoci così un ciclo di vita che avremmo dovuto seguire alla lettera. Ovviamente non tutto è categorico, però il più delle volte è così: la società, certe volte, ci impone quel ciclo BIMBA-RAGAZZA-DONNA-MOGLIE-MADRE, il tutto prima dei 30 anni…

Ritornando alla mia storia: neanche la proposta di matrimonio è stata da manuale, come del resto tutto nella nostra relazione non era alla “Cenerentola”, tranne la parte in cui bisogna pulire e i topini (scherzo, ma la verità non era molto lontana). Fu un matrimonio per lo più tradizionale, seppure senza vestito bianco né Chiesa; non avendo amici con cui festeggiare l’evento, lui decise che il bianco non era adatto (unica scelta giusta, con il senno di poi). Avevo lasciato tutto quello che avevo vissuto per 22 anni: amicizie, parenti, luoghi…TUTTO, e così voltai completamente pagina. Abbiamo celebrato e condiviso con i suoi amici il nostro nuovo inizio di vita: lo spettacolo doveva continuare, tanto da finire la giornata in ospedale per “abuso di alcool” da parte dello sposo, e neanche a fine serata, ma subito dopo il secondo primo… La mia immaturità sostituì questo ennesimo segnale da parte del karma, e pensai che potesse essere l’ansia dovuta all’evento, che ne sapevo io… Il punto è che decisi di dare un calcio al karma, bestemmiai tutta la mia sofferenza, perfino con uno sputo quando arrivò la notizia dell’arrivo della nostra principessa.

Il destino non si fermò nel suo compito di aprirmi gli occhi, ma le mie maniere di ignorarlo migliorarono altrettanto, al punto che le fette di prosciutto davanti agli occhi erano diventate cosce di maiale, talmente grosse che diventai cieca…. così cieca che nacque anche il principino.

Le gioie della maternità possono portare a una donna indescrivibili emozioni, per una famiglia “dovrebbero” essere le medesime. Ma così non fu. Non ci fu una evoluzione del NOI per tutti e due: io maturavo, ero diventata mamma, oltre che moglie, ma nel frattempo LUI rimase LUI, la persona scherzosa che faceva ridere e niente più… Certo, era la stessa persona che avevo conosciuto e che avevo sposato, ma cominciavo a pensare che, come per me era arrivata la responsabilità, lo stesso avrebbe dovuto essere per lui. 

Neanche l’odore dei pannolini e qualche pianto nell’ora della pappa fecero nascere in lui l’essere padre… Pensai che la situazione non fosse giusta: anche se con due genitori separati, ero cresciuta nel pensiero che i genitori devono essere due persone unite da un obiettivo comune, e, proprio perché non avevo vissuto quell’esperienza, sapevo che era ciò che volevo nel mio futuro.

Litigate non ne mancarono: volevo di più, pretendevo ben altro che risate. Per anni feci la scelta di essere mamma e moglie e dimenticai che ero anche donna. Vedere come crescevano i bimbi mentre LUI era in stand by mi riaprì le porte alla scoperta della “luce in fondo al tunnel”… Non ci fu nessun evento traumatico, per lo meno fisico, ma la tragedia da lì a poco sarebbe arrivata. Mai avrei pensato ad un finale così, mai pensai ad un capitolo della nostra storia con una fine, speravo in un unico capitolo. Cominciai ad ascoltare il Karma….

Le cosce di maiale davanti agli occhi ormai non c’erano più, e ricominciai da quello che avevo accantonato: ME, l’essere Donna, senza dimenticare l’essere Madre, unica fortuna rimasta di questo capitolo. Passai giorni, notti, ore e anni di dubbio, nelle incertezze che certe scelte comportavano; perché, diciamolo, la separazione non è facile per nessuno, per nessuna delle parti. A volte pensiamo che per la parte che lascia arrivi la felicità, e viceversa, ma la verità è che in una separazione, alla fine, TUTTI perdiamo qualcosa. 

Sono uscite tante lacrime da far diventare il mio volto scavato e aspro, ruvido; ma la cosa ancor peggiore era l’anima, distrutta e irregolare, con un pezzo mancante che sapevo non sarebbe mai più tornato. Non sarei più stata quella di una volta, e non solo io, anche gli altri, sia in famiglia che fuori, ma la scelta era stata presa; ed essendomi ritrovata l’avrei portata a termine, non solo per un capriccio, ma per un principio, il maggiore di tutti: quello che in una relazione ci deve essere ” il rispetto”. 

Per me il rispetto in qualunque relazione deve essere alla base di tutto. Le piccole e grandi bugie non sono poco o tanto importanti, sono sempre bugie. In ogni caso, le bugie, bianche o nere che siano, fanno male, se dette da quella persona a cui avevi affidato tutto. Non deve esserci per forza un tradimento: alcune persone possono anche perdonare certi sbagli (non io), ma quando la persona che, oltre a essere uomo, doveva diventare genitore insieme a te volta le spalle a quella fortuna che entrambi avete creato, allora non c’è perdono che tenga. Le fette di prosciutto, in casi come questi si lasciano ai panini, e ci trasformiamo da “cosce di maiali” a “testa di leone”. Il senso di protezione aumenta e non vedi più niente altro che il branco formato da te e i tuoi cuccioli, che va avanti agguerrito come non mai.

Quando la prima M del ciclo di vita svanisce (la M di moglie) si rimane perplessa nel vedere tutti i segnali che sono stati ignorati, segnali che si vedono perfino dallo spazio. Un detto dice “non c’è peggior cieco di quello che non vuole vedere”, e ahimè fu proprio così; ma, come dice un altro detto, “meglio tardi che mai”: mi afferrai a questo, e diventai quella persona che sempre sono stata, ma che per anni era rimasta in letargo per colpa di un pensiero sbagliato di matrimonio, di coppia, di relazione. È una colpa non solo da parte mia, è una colpa che entrambi abbiamo, ma solo io ne sono consapevole. Il pensiero personale di tanti è che qualcuno non sbaglia mai, e in questo caso le cose diventano più difficili. Devi combattere sia contro la persona che vedi che contro la persona che LUI crede di essere, quella reale e quella immaginaria, un bipolarismo anonimo e incosciente, oppure ignorato volutamente.
Ma in tutto questo sono rimasta felice della mia scelta. 

Oggi le ore i giorni e anni mi rendono più contenta del mio passato. Se potessi tornare indietro avrei sicuramente scelto meglio, ma non esiste la macchina del tempo. Se esistesse, magari non sarei qui a scrivere e non avrei la maturità e consapevolezza di quello che sono. Alla fine, la conclusione è una: la leonessa con i suoi cuccioli è da sola nella savana e continua, sperando sempre in un caldo meno bollente, che non ti faccia sudare ad ogni passo, che non ti faccia sentire affaticata in ogni momento; però allo stesso tempo penso e mi guardo intorno e recupero la forza di continuare. 

Forse la mia vita è così: se non dovessi combattere sempre, magari sarei noiosa e triste. Ogni giorno cerco di eliminare un “forse” dalla mia vita, combatto con me stessa per migliorare come mamma, sbagliando in continuazione, e rammentando i miei errori, lottando tra l’essere donna e madre, cittadina e straniera, sposata e separata, portando avanti non più me stessa bensì NOI tre, un triangolo perfetto, non sempre capito e compreso da tanti; ma quelli che non capiscono non si rendono conto della fortuna che si perdono. 

In questi anni ho avuto delle relazioni, ovviamente senza immischiare i miei bimbi, relazioni che mi sono servite per farmi sentire donna e ricaricarmi nel ruolo di mamma. Non è vero che si debba essere madre e basta, si deve anche essere donna: l’essere umano è nato prima dell’essere genitore, e le due cose devono viaggiare insieme, con qualche vantaggio di una delle due qualche volta, ma la distanza tra le due non deve essere troppo grande. Stare bene con se stessi fa stare bene le persone che abbiamo intorno, anche se quell’equilibrio è difficile da trovare. Sicuramente questa nuova tragedia, anche se non fisica, come tutte lascia delle cicatrici: sono diventata più scettica, apatica, incredula, cinica e solitaria, ma ho scoperto che essere sola non è poi così male: anzi, per quanto mi riguarda si sta molto bene. So anche che tutto questo può essere uno scudo per non venire ferita ancora: così dicono tanti, ma a me non importa niente, io sto bene così, senza subire né sentire le bugie altrui, libera di gestire il mio tempo, che è l’unica cosa che posso offrire. La mia dote è il mio tempo, e adesso sono in grado di donarlo a chi voglio. 

Dispiace inciampare in certi errori, come quello di riversare esperienze passate in quelle future, avere timore delle sorprese… in poche parole, essere prevenute in continuazione.
Adesso sono qui, ricominciando un’altra volta, volendo sempre quella famiglia, sapendo che non tutti siamo uguali, sapendo anche che essendomi chiusa nessuno potrà mai arrivare alla mia porta; pur consapevole dei miei pregi e difetti, che pochi non sono, siamo solo NOI tre: meraviglioso numero che in un futuro spero possa aumentare. Come i numeri sono infiniti, così sono i miei auguri a me stessa: diventare di una infinita serenità e tranquillità, sperando che ogni nodo arrivi al suo pettine (qualche gratificazione non guasta mai); sapere che il resto del mondo non ti vede solo come una sfascia famiglie pazza e sconsiderata, ma ti apprezza per il coraggio e la forza interiore. Sarebbe già un bel traguardo: non che il pensiero altrui debba condurre la mia vita, ma a volte la alleggerisce, e, anche se non sono una persona che vive per il mondo esterno, ma vive per il suo mondo, purtroppo o per fortuna il resto del mondo fa parte della mia vita.

Mi sono raccontata non proprio nei particolari, ma neanche proprio superficialmente: spero che il mio racconto possa strappare a qualcuno un annuire con la testa, che indichi l’accettazione e condivisione delle mie esperienze. Spero che sia di conforto la mia esperienza, che mostra chiaramente che anche da uno stupro, che il più delle volte ti lascia in una voragine di depressione, si può uscire da soli: ci sono certamente gli specialisti che possono aiutarti, e tanti che credono di farlo, ma sei tu a fare la maggior parte della fatica. Spero che una aggressione fisica, non voluta e capitata per “essere nel posto e momento sbagliato”, non faccia scomparire dalla luce, e soprattutto spero che dopo un matrimonio di dieci anni, con due perle preziose, pieno di felicità all’inizio e pieno di bugie e delusioni alla fine, si possa comunque sperare in un nuovo bell’inizio: nonostante tanti C’ERA UNA VOLTA, spero sempre in un solo E VISSERO SERENI E CONTENTI…